Diario
13 marzo 2011
Giappone, 11 marzo 2011
Nord.Est del Giappone, 11 marzo 2011magnitudo 8.9 Approfondimenti, notizie, video, foto e mappe su

26 dicembre 2008
Tsunami di ieri e di oggi
_-_Terremoto_di_Messina,_1908.jpg)
Tutti
abbiamo
negli occhi le immagini che ci giunsero quattro anni fa dal
Sud Est asiatico, quando un maremoto di enormi proporzioni si abbatté
con forza sulle coste dei villaggi di baracche di pescatori così
come su alberghi e villaggi turistici frequentati da turisti
occidentali. Le onde raggiunsero un altezza di 15 metri, provocando
centinaia di migliaia di vittime in quello che è stato il peggior
disastro degli ultimi 40 anni. Lo tsunami colpiva nello stesso momento
turisti
provenienti dalle zone ricche del pianeta e cittadini del Terzo Mondo
che perdevano anche quel poco che avevano.
Il
28 dicembre 1908, alle 5 e 20 del mattino, un terremoto si scatenò
nello stretto di Messina, provocando ondate alte tre o quattro metri
che si abbatterono sul porto e sulla città di Messina, così
come sugli altri centri abitati della zona. Questo evento rappresenta
il maggior disastro naturale della storia della penisola italiana (
equiparabile solo al terremoto della Val di Noto del 1693).
Non
è ancora possibile dire quanti furono i morti che questo
tsunami causò; la cifra più verosimile si attesta
attorno alle 90 mila unità; la città di Messina perse
il 40% della sua popolazione, contribuendo a far passare nella
vulgata la denominazione di “terremoto di Messina”. I ritardi
con cui fu comunicata alle autorità governative la notizia
della tragedia e la difficoltà di comprendere quale era
l’effettiva portata del terremoto e del maremoto conseguente
contribuirono ad amplificare gli effetti, anche se per la dinamica
con cui si erano manifestate, la scossa e l’ondata furono di letale
portata; dato l’orario (le 5 e 20 del mattino) gli abitanti della
città erano tutte in casa. Inoltre, le scosse indussero gli
abitanti più vicini al mare a cercare riparo sul molo, mentre
30-40 secondi dopo la scossa giunsero dal mare le onde, completando
la distruzione già avviata dal crollo di case e strutture
abitative.
In
un volume di recente pubblicazione, John Dickie analizza le
implicazioni patriottiche del dopo terremoto; infatti, il moto di
solidarietà che si creò in tutta Italia in favore dei
sopravvissuti al terremoto rappresentò il primo vero banco di
prova di solidarietà che la giovane nazione italiana doveva
affrontare con il concorso di tutte le sue realtà
territoriali. Lo storico inglese, libero dai molti condizionamenti
che gli storici italiani potrebbero subire, ha raccontato in modo
eccellente alcuni dei tratti caratteristici delle vicende italiane
(ad esempio, suoi sono un libro sulla storia gastronomica degli
italiani così come uno studio su Cosa Nostra); partendo dalle
vicende del dopo terremoto, quindi, Dickie mette in discussione la
presunta debolezza dell’identità nazionale, diventata ben
presto luogo comune.
A
100 anni di distanza, restano tante suggestioni e narrazioni diverse;
il rapporto tra disastri naturali, disastri provocati dall’uomo e
il territorio nazionale italiano resta un’incognita sempre attuale,
un po’ come il difficile equilibrio tra natura e ambiti umani. La
sempre crescente volontà di potenza dell’uomo gli fa credere
di poter modellare gli spazi e utilizzare le risorse del pianeta a
suo piacimento. Tuttavia, eventi come i terremoti e i due tsunami di
cui qui si è brevemente discusso sono una specie di
ammonimento, un capovolgimento nei rapporti di forza, che la natura
compie.
Per saperne di più: John Dickie, La catastrofe patriottica. 1908, il terremoto di Messina,Laterza, 2008. Giorgio Boatti, La terra trema. Messina 1908. I trenta secondi che cambiarono l'Italia, non gli italiani, Mondadori, 2004. Sergio
Pappalardo, Un terremoto per amico. Potere, trasgressioni e dispute
dopo una calamità naturale, Franco Angeli, Milano, 2004.
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