Diario
11 gennaio 2010
23 novembre 1980
Domenica
23 novembre 1980, ore 19 e 34. Un terremoto di fortissima intensità
(10° grado scala Mercalli) colpisce una vasta regione dell’Italia
Meridionale, al confine tra la Campania e la Basilicata, e viene
avvertito praticamente in tutto il Sud Italia, da Roma in giù. I morti
saranno 2914, i feriti 8800 e 275mila i senzatetto.
Questa
è la versione fredda che del terremoto dell’Irpinia (o meglio di
Campania e Basilicata) si può trovare negli annali. Ma per raccontare
un evento tragico e devastante non bastano cifre, cronologie o
citazioni.
Bisogna interpellare la memoria.
Anche
se la memoria è una fonte storica imperfetta, da soppesare
attentamente, da verificare più e più volte. Tuttavia, il racconto di
un evento tragico, di una sofferenza estrema ha un valore diverso in
quanto a testimonianza. Basti pensare all’uso dei racconti orali per
cercare di narrare gli orrori della Shoah, delle violenze di massa, dei
bombardamenti. Per questo, interrogare la memoria, collettiva ed
individuale, per raccontare il terremoto, la nostra tragedia, può
essere un’operazione culturale di grande valore.
Per
far emergere le visioni del mondo, il senso che la gente ha dato alle
cose, le sue spiegazioni. Per far emergere, senza fronzoli e
dietrologie, il dolore rimosso.
Se hai qualcosa da testimoniare, scrivi a stefanoventura@unisi.it; il tuo aiuto, insieme a quello degli altri, contribuirà a ricostruire il mosaico della memoria del terremoto.
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